Una recente scoperta archeologica dal Medio Oriente, è venuta a confermarci quanto già sapevamo: la storia serve.
Per mostrarci quanto le cose sono cambiate, da una parte; ma per confermarci quanto sanno anche essere straordinariamente uguali.
Questo post parla della recente scoperta del singolare amuleto ebraico di Antiochia.
Negli anni ’30 dello scorso secolo, una squadra di archeologi dell’Università di Princeton trova un rotolo di piombo mentre stava scavando nei pressi dell’ippodromo di Antiochia, in Turchia.
Lo mettono in cassa, pensando che si tratterebbe dell’ennesimo amuleto magico scritto in greco. Se lo portano a casa, e lì resta immagazzinato, fino al 2016.
In questo momento, dei ricercatori dell’Università di Colonia stanno catalogando tutti gli amuleti scritti in greco su cui riescono a mettere le mani.
Svolgono il rotolo per decifrarlo e capiscono presto che non è greco, e che è molto più interessante di quanto pensassero.

Amuleto ebraico di Antiochia. Impossibile da leggere ad occhio nudo.
Premessa necessaria.
Cosa sono questi amuleti?
Scongiuri, corni rossi, indossare la maglietta fortunata, mettersi in tasca la castagna della fortuna: ognuno ha la sua maniera di attirare la buona sorte.
Lo sport è uno di quei fenomeni sociali che più preghiere e riti propiziatori concentra.
Gli antichi, beh, erano come noi. Il Mediterraneo dell’ultimo Impero Romano, ne è un caso da manuale.
Non giocavano a calcio: c’erano le corse degli aurighi. Non c’erano Juventus, Benfica o Real Madrid: c’erano i blu, i rossi, i bianchi, i verdi.
I documenti che ci sono pervenuti, fanno capire che gli hooligans abbondavano anche due millenni fa.
Amuleti di ogni tipo, i più abbondanti e curiosi dei quali sono le tavolette con iscrizioni magiche. Una, trovata sulla Via Appia vicino la capitale, recita:
Ti invoco, affinché tu possa aiutarmi e trattenere Cardelus e portarlo in un letto di castigo, per punirlo con una morte malvagia, perché gli sopraggiunga il male, lui che è stato portato in grembo da sua madre Fulgentina.
Che dire: in confronto, la maledizione marchigiana casareccia que te piji ‘na paralise sembra quasi una manifestazione d’affetto.
In generale, chiunque avrebbe potuto comporre un tale congiuro; ma normalmente, ci si affidava all’aiuto di scribi specializzati in tali articoli o a dei maghi.
Il materiale impiegato era il piombo, a volte anche oro ed argento.
Ma il piombo era il più abbondante e a buon mercato.
Si rispettavano alcune regole basiche: la scrittura era importante, ma spesso vi si aggiungevano rappresentazioni grafiche di quanto augurato o degli dèi che si chiamavano in soccorso.
Inoltre, l’incantesimo doveva essere attivato: il testo andava letto a voce alta, altrimenti sarebbe rimasto inerte.

Incantesimo del tardo Impero Romano, scritto in greco
Inoltre, c’erano anche alcuni optional con effetto catalizzatore:
- graffiare con le unghie le righe scritte;
- accludere ciocche di capelli o effigi della persona che si voleva colpire, alla tavoletta (molto vudu, questo);
- un sacrificio.
Se si riusciva ad inserire una parola palindroma (che si legge indifferentemente da destra a sinistra o da sinistra a destra), ancora meglio.
Gli antichi consideravano le parole palindrome dotate di una forza magica, una forma particolare di potere, vicina forse a quella delle rune secondo i pagani antichi e moderni.
La parola Abracadabra, che acquisisce grande fama nel Medioevo, nasce in quest’ambito del Tardo Impero Romano.
Poi, la tavoletta veniva seppellita. Il luogo non è affatto casuale.
Certi luoghi sono più appetibili di altri: in prossimità di tombe e pozzi, al di sotto dei quali dimorano alcuni degli dèi che si invocano; ma anche vicino ai teatri di lotta libera o agli stessi ippodromi dove corrono le quadrighe.
L’abbondanza di incantesimi che gli antichi si scambiavano spassionatamente, poteva ricadere in una di queste categorie:
- legale: usata contro colui che t’ha portato in tribunale
- amore: per far sì che qualcuno si innamori di te
- castigo: per chi t’ha danneggiato un campo o rubato qualcosa
- commercio: per toglierti di mezzo un concorrente economico
- sportiva: per far perdere a un rivale in una competizione
L’amuleto ebraico di Antiochia: cos’ha di speciale
L’amuleto trovato 90 anni fa e solo recentemente decifrato, ha delle caratteristiche ordinarie, ma anche alcune che lo rendono fuori dal comune.
Ordinarie: è di piombo, misura 9 cm x 2 cm ed è stato sepolto in prossimità di un ippodromo, quello di Antiochia, nell’attuale Turchia.
In quanto alle straordinarie: è scritto in aramaico con caratteri ebraici: è il primo di questo tipo ad essere stato trovato. La specificità di lingua ed alfabeto usato, ci inducono a credere che l’abbia scritto un ebreo.
Finora, rotoli circa eventi sportivi di importazione come quelli delle corse delle quadrighe, erano stati trovati solo in greco e latino, le lingue più in voga nei territori dell’Impero Romano.
Per decifrarlo come si deve, è stata usata la tecnologia RTI, o Trasformazione di Immagini in Riflettanza.
In pratica, si catturano molteplici immagini da diversi angoli con diversa illuminazione, e ricomponendole poi al computer, si ottiene una visibilità molto superiore rispetto a quella di qualsiasi altra tecnica.
Soprattutto quando per attivare l’incantesimo, il testo è stato graffiato con punte o chiodi, può essere un’impresa riuscire a identificare quanto scritto.
L’altra straordinarietà è nel contenuto dell’incantesimo.
Il congiuratore fa ricorso ad una delle parti più caratteristiche e meno conosciute dell’Antico Testamento: la vicenda di Balaam e del suo asino.
Chi è il Balaam citato nell’amuleto ebraico di Antiochia
Siamo nel secondo millennio avanti Cristo.
Il popolo di Israele ha già finito la peregrinazione di quarant’anni nel deserto, sta lottando contro gli altri popoli dell’antica Terrasanta e sta vincendo una battaglia dopo l’altra.
Balak, re dei Moabiti, si sente minacciato.; allora, convoca Balaam per indurlo a maledire gli israeliti.

Balaam e l’Angelo, Cronache di Norimberga,Hartmann Schedel. E l’evento a cui si fa riferimento nell’amuleto ebraico di Antiochia
Balaam temporeggia, ma alla fine si incammina. A dorso d’asina, va verso il re Balak, quando d’improvviso la sua cavalcatura prende una strana curva, invece si seguire in linea retta.
Non una, ma tre volte. Alla terza, Balaam inizia a percuoterla.
Lui non lo sa, ma la sua asina sta evitando l’angelo che le intima di fermarsi lì. Un angelo minaccioso, con la spada sguainata, che solo l’asina può vedere.
Alle violente percosse di Balaam al povero equino, Dio concede all’asina di parlare e questa recrimina al padrone le botte da orbi che le sta propinando.
L’intero capitolo è disponibile su Numeri 22. Il clou dell’evento è nei versetti 27-33:
27 L’asina vide l’angelo del Signore e si accovacciò sotto Balaam; l’ira di Balaam si accese ed egli percosse l’asina con il bastone.
28 Allora il Signore aprì la bocca all’asina ed essa disse a Balaam: “Cosa ti ho fatto perché tu mi percuota per la terza volta?”.
29 Balaam fece all’asina: “Perché ti sei beffata di me! Se avessi una spada in mano, ti ucciderei all’istante”.
30 L’asina disse a Balaam: “Non sono io la tua asina sulla quale hai sempre cavalcato fino ad oggi? Sono forse abituata ad agire così?”. Ed egli rispose: “No”.
31 Allora il Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l’angelo del Signore, che stava sulla strada con la spada sguainata. Balaam si inginocchiò e si prostrò con la faccia a terra.
32 L’angelo del Signore gli disse: “Perché hai percosso la tua asina già tre volte? Ecco, io sono uscito a ostacolarti il cammino, perché il cammino davanti a me va in precipizio.
33 Tre volte l’asina mi ha visto ed è uscita di strada davanti a me; se non fosse uscita di strada davanti a me, certo io avrei già ucciso te e lasciato in vita lei”.
Dunque, il tifoso che preparò l’incantesimo 1.600 anni fa, invocava questo stesso angelo affinché fermasse la quadriga.
Ma non finisce qui: Dio, Yhwh nel rotolo, avrebbe dovuto far sprofondare nel fango i blu.
Anche gli ebrei maledicevano, dentro e fuori dell’amuleto ebraico trovato
Maledicevano e maledicono. Le autorità rabbiniche, come quelle musulmane e cristiane, proibiscono tali pratiche, ma il popolo fa quello che vuole, secoli fa come oggi.
Non mancavano, comunque, rabbini e dotti della legge ebraica, tra i mandanti degli incantesimi. Gli ebrei, nei loro scongiuri, usavano spesso immagini e storie tratte dalla Bibbia e dalla tradizione israelita.
Secondo gli studiosi, questo rotolo è stato sepolto al di sotto del terreno dell’ippodromo, esattamente dove correvano a tutta velocità le quadrighe.
Nella mente del congiuratore, avrebbe dovuto attivarsi nel momento in cui la squadra blu gli fosse passata sopra.

Antiochia com’era ai tempi romani, con l’ippodromo segnalato dalla freccia rossa.
Un bomba a orologeria spirituale, in qualche modo.
E infine, abbiamo una prova della passione che provavano gli ebrei per uno sport importato dall’Impero d’Occidente come quello delle corse delle bighe.
Come il cricket in India, il baseball in Venezuela o il basket nei Balcani, è l’ennesimo caso di sport che conquista tifosi lontano dal suo luogo d’origine, anche quando quelli che te l’hanno trasmesso non ti sono precisamente simpatici.
Bibliografia Raccomandata
Introduzione alla storia del mondo antico, di Pierre Cabanes
L’Impero Romano 1, di Santo Mazzarino
101 Segreti Che Hanno Fatto Grande L’Impero Romano, di Andrea Frediani
Storia d’Israele dalle origini al periodo romano, di Luca Mazzinghi
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