Crimini efferati ce ne sono sempre stati, checché ne dicano i media di oggi.
Casi di cannibalismo, forse meno, ma comunque sempre presenti nelle nostre società.
Antoine Léger è solo uno, di una lunga catena che va dall’antichità ai Jeffrey Dahmer di oggi.
Ma chi era, Antoine Léger? La storia è a dir poco inquietante.
Antoine Léger: il prima
Antoine Léger è un manovale agricolo di Saint-Martin-Brétancourt, ne l’Essonne, un département del sud della regione parigina, nato intorno al 1795.

L’incontro tra l’assassino e la vittima, come riportato su una pubblicazione dell’epoca.
A volte raccoglie della legna nei boschi, a volte lavora come battitore nelle fattorie della zona.
Il battitore è uno di quei lavori, oggi scomparsi per via della meccanizzazione agricola, che consiste nel battere i cereali raccolti per separare i grani dal resto della pianta.
Mestiere ingrato, difficile da immaginare oggi.
Verso i 20 anni, si integra in una guarnizione militare a Soissons, cittadina a nordest di Parigi, piccola ma assai ricorrente nella storia patria.
A 28 anni compiuti, il 20 giugno 1824, giorno di San Giovanni, Antoine decide di cambiare vita: dice ai suoi genitori di recarsi a Dourdau per lavorare come domestico.
Però quello che desidera più di ogni altra cosa, è di vivere per conto suo, lontano dal mondo.
E così farà: lascia la casa paterna con cinquanta franchi, un coltello e due fazzoletti a strisce blu e bianche.
Passando per Etampes, arriva ai boschi de La Ferté. Diventerà una specie di brigante eremita.
I primi quindici giorni sopravvive derubando fattorie che confinano col bosco, mangia frutti selvatici, caccia conigli che mangia crudi, beve l’acqua dalle cavità delle rocce.
Trova riparo presso una grotta nella Charbonnière, sopra la frazione di Montmirault, vicino alla città di Cerny. Si crea un angolo notte a base di erba medica e foglie varie.
Di tanto in tanto scende al villaggio, dove acquista qualche libra di pane e del formaggio Gruyère.
Il 10 agosto 1824, Aimée Constance De Bully, appena dodicenne, lascia La Ferté-Alais per andare a lavorare nelle vigne.
Sono ad un quarto di lega più in là del suo villaggio, al margine del bosco di Bondiveau.
Antoine Léger: il dopo
Sono le tre e mezzo circa del pomeriggio quando il suo carnefice, affamato, assettato e fuori di sé, la vede, è preso da un terribile impulso.
L’uomo scivola dietro la ragazzina e la strangola con il fazzoletto. Si mette la sua piccola vittima sulla schiena e se la porta nei boschi.
L’uomo poi si abbandona a tutti i possibili abomini, finendo per mangiare alcune parti del corpo. Ne mangia il cuore. Seppellisce quanto resta del cadavere sotto la sabbia, all’interno della grotta.
Nel frattempo, la famiglia della giovane si preoccupa, non vedendola tornare: si organizzano battute di ricerca, in cui partecipano tanto i gendarmi come la gente comune.
Battute infruttuose per cinque giorni, quando si trova un primo indizio.

Saturno che divora i suoi figli, di Francisco Goya – 1819-1823.
Un fazzoletto a strisce blu viene scoperto vicino ai vigneti.
Il 16 agosto, allertati dal cattivo odore, gli abitanti del villaggio di Cerny entrano nella grotta e scoprono con orrore il cadavere, ormai in stato di putrefazione.
I genitori di Aimée-Constance confermano, costernati: si tratta della figlia.
D’improvviso, chiunque nella zona diventano un potenziale colpevole. Residenti, gente di passaggio: si guarda in cagnesco a tutti quanti. Ma dov’è Antoine Léger?
Antoine Léger: dov’è finito
Curiosamente, il 12 agosto 1824, una guardia cantonale aveva arrestato un uomo con l’aspetto sospetto, che parlava confusamente.
Non senza difficoltà: ci aveva già provato il giorno prima, quando Antoine s’era avvicinato ad una fontana, ma era riuscito a sfuggire.
Adesso, accusato di vagabondaggio, finisce in gattabuia: Antoine impazzisce, o piuttosto varia di tipo ed intensità di follia.
Condotto sulla scena del suo crimine, si spezza quando il medico legale gli grida: “Sciagurato, hai mangiato il cuore della tua vittima! “Sì, lo ammetto,” rispose Antoine Léger.
In effetti no, non ho mangiato … Mi ha fatto schifo … ma era morta!”.
Condotto alla Corte d’Assise di Versailles, il suo processo ha luogo il 23 novembre 1824, a porte chiuse. C’è una grande folla radunata all’esterno del tribunale.
Antoine Léger: inizia il processo
I capi d’accusa sono: furto con arrampicata, offesa al pudore, assassinio, ricettazione di cadavere.
Alle dieci e mezzo inizia il processo. Scrive lo stenotipista nei resoconti:
ha un colorito olivastro; la sua fisionomia, che offre un mix di stupidità e dolcezza, non presenta, di primo acchito, nessuno dei tratti che sembrerebbero dover caratterizzare gli autori dei crimini atroci che gli vengono imputati; regna sul suo viso solo un’aria di gaiezza e soddisfazione.
Quando l’usciere dà lettura delle imputazioni, ai presenti pare di notare in Léger una specie di luce in volto.
Durante il processo, emerge il profilo di un ragazzo schivo, che non si dava ai piaceri tipici dei giovani della sua età.
Nel momento in cui si congeda dalla famiglia, sarebbe già stato affetto da un malessere mentale, provocato da un raffreddore, che gli avrebbe donné la pierre.

Scene di cannibalismo in Lituania e Russia nel 1571.
Il presidente del tribunale ribadisce che, contrariamente a quanto sostenuto dall’avvocato di Antoine, i medici che l’hanno visitato non avevano trovato la minima traccia di pietre.
Se ti chiedi cosa sia questa benedetta pietra, siamo in due. Non sono riuscito ancora a scoprirlo. Inizialmente restio a confessare, alla fine cede e confessa le malefatte.
Provava, dice, l’orribile bisogno di mangiare della carne umana, di bere del sangue: eppure, durante tutto il processo, Antoine ha l’aria ebete.
Gli mostrano i vestiti della vittima, i suoi due coltelli, il fazzoletto, i rami d’albero con cui l’ha trasportata alla sua grotta. Lui riconosce tutto senza perdere il sorriso sulle labbra.
Entrano i testimoni. Il padre della piccola racconta la sua versione. Pensavano si fosse trattato di una lupa.
La parola ai dottori. La morte è avvenuta per asfissia: da strangolamento e da soffocamento. C’è certezza che la violenza carnale è stata consumata prima e dopo la morte di Aimée Constance.
Il suo avvocato, d’ufficio, gioca la carta della demenza.
È evidente che Antoine è privo di capacità intellettuali basiche, poi la fuga dalla famiglia ed il tipo di vita a cui s’era dato: non c’erano dubbi.
L’avvocato, Monsieur Benoist, non convince la giuria: ad Antoine sembra mancare qualche rotella, ma la linea dell’accusa si orienta in altro modo.
Il pubblico ministero, Monsieur Drouet-Darcy, è fermo nel sostenere che Léger è assolutamente cosciente di quanto ha fatto.
Durante l’interrogatorio, il dottor Ballu aveva notato come la frequenza cardiaca dell’imputato aumentasse quando si menzionava il nome della vittima.
Le precauzioni prese per nasconderne il cadavere, l’insonnia e il rimorso per il crimine commesso, la stessa sensazione d’esser perseguitato dagli uccelli funebri…
Già.
In sede processuale, racconta d’aver perso la testa per la quantità di uccelli che ronzavano intorno al cadavere, d’essere fuggito, di non poter dormire.
Il tribunale si pronuncia
Dopo mezz’ora di deliberazione, il verdetto è chiaro: Antoine è condannato a morte.
Verrà ghigliottinato il 1 dicembre 1824 nella piazza di Versailles.
Successivamente, il suo cadavere viene sottoposto ad autopsia: i medici legali dell’epoca vi rintracciano i segni di una malformazione cerebrale, e suppongono che la sua follia è da diversi anni che avuto inizio.
Per loro, la giustizia ha condannato un pazzo irresponsabile: poi, nei testi legali e medici degli anni successivi, Léger sarà spesso nominato.
Su uno dei testi di Monsieur Georget, studioso delle patologie psichiche, Léger verrà citato come classico esempio di demente; né assassino cosciente, né temibile antropofago.
La sua condotta prima e durante il processo, e l’autopsia ne sono conferma: si era potuta apprezzare una aderenza anormale tra il cervello e le meningi.
Ed in anni più recenti, si tirerà spesso in causa Léger nei circoli esoterici come un esempio lampante di vampirismo, sete di sangue umano.
Antoine, annota lo stenotipista, aveva accolto la notizia della sua condanna con la stessa imperturbabilità che aveva avuto durante tutto il processo.
Per approfondire
Parafilie e devianza. Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale atipico, di Fabrizio Quattrini
Il cannibalismo. Civiltà, cultura, costumi degli antropofagi nel mondo, di Ewald Volhard
Storia della Sessualità – La Volontà di Sapere, di Michel Foucault
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