Siamo in Italia centrale, una delle terre più affascinanti del pianeta da prima che ce lo dicesse la Lonely Planet.
Nella pianura paludosa di San Vittorino, tra i monti Velini e Terminillo, c’è una delle più notevoli costruzioni dell’Abruzzo: le rovine della Chiesa di San Vittorino.

Chiesa di San Vittorino
Realmente dedicata a Santa Maria, la chiesa è popolarmente nota con il nome della pianura in cui è sorta, che è il medesimo del vescovo di Amiternum.
Questa è l’antica città sabina che diede i natali a Sallustio, oggi, provincia de L’Aquila, un centinaio di kilometri a sud del famoso parco del Monte San Vicino.
Il santo fu sacrificato dall’imperatore Traiano nel Iº secolo dC alla dea sabina Vacuna, o così la leggenda recita: appeso a testa in giù per tre giorni sopra una sorgente sulfurea delle Terme di Cotilia.
Il martire inizialmente venne adorato in una chiesupola appartenente all’abbazia di Farfa, altra gemma del patrimonio religioso nazionale.
Secondo il giornalista e storico Gustavo Strafforello (1820-1903), inizialmente gli abitanti di Amiterno costruirono una torre sul luogo del martirio di San Vittorino.
Sembra che i romani avessero deputato il luogo a fare la pelle non solo al santo, ma anche ad altri prematuri cristiani.
Ivi innalzarono un’alta torre quadrata contro la barbarie dei vicini popoli bellicosi e in questa torre sta una campana in cui si legge un’epigrafe contenente il nome dei fondatori.

La chiesa di San Vittorino vista dalla Salaria
La piccola chiesa che venne successivamente, invece, consacrata nel 1170 dal vescovo di Rieti, arcivescovato titolare all’epoca di questa parrocchia.
Lo storico Giuseppe Cappelletti (1802-1876) riporta il 1179 come anni di consacrazione: ad ogni modo, ci muoviamo attorno allo stesso periodo.
Poi, le sue spoglie vennero spostate altrove, poiché il vescovo di Cittaducale, al quale era passata nel frattempo la titolarità della parrocchia, decise di erigere una chiesa più grande in situ.
E così fu: agli inizi del Seicento, si provvedé all’edificazione della nuova chiesa, dedicata a Santa Maria.
Tre navate, una facciata grandiosa: un tempio che avrebbe attratto pellegrini e devoti in saecula saeculorum.
Ad ogni modo, successe come con la Torre di Pisa: chiunque abbia avuto l’idea di ordinare la costruzione della chiesa ad inizio del XVIIº secolo dC, evidentemente non tenne conto del suolo instabile della zona.
E magari il terremoto del 1703 non fu di aiuto.
Forse ignoranza, forse arroganza: il fatto è che dopo poco tempo dalla costruzione, la chiesa si iniziò ad inabissare in una delle tante cavità carsiche che costellano il territorio.
Si aprì il pavimento, cadde il tetto. C’è da ammettere, tuttavia, che grazie a questo errore di progetto, la chiesa oggi possiede uno charm particolare.
È oggi un luogo fantasmagorico, decadente e tetro, come soggetta ad un invecchiamento precoce che le ha donato una patina di fascino.
C’è vegetazione dappertutto.

Le rovine della chiesa di San Vittorino
L’acqua delle vicine terme si sente.
Sono sorgenti abbondanti, in queste zone: il sottosuolo è ricco di flussi idrici che attraversano e corrodono strati di travertino.
Ragion per cui, non è il miglior posto per erigere alcunché: il vicino lago di Paterno è appunto nato da una depressione apertasi nel terreno.
I pagani adorano le cavità carsiche e le sorgenti minerali come i bambini adorano i videogiochi.
Prima dei Romani, Sabini e Pelasgi frequentavano la zona. Era per loro un luogo magico, forse una porta agli inferi, dove diverse dimensioni convergono.
Vale la pena passare da queste parti.
Si trova a poca distanza dall’uscita della via Salaria: si riesce a buttarci un occhio dalla strada, ma è così facile arrivare che è un peccato non fermarsi per ammirarla da più vicino.
Gli esterni e la zona sono visitabili in piena sicurezza. Entrare, invece, è a proprio rischio e pericolo.
I cinefili potrebbero già aver visto la Chiesa di San Vittorino: è qui infatti che il regista russo Andrei Tarkosky ha girato parte del suo film Nostalghia nel 1983.

La chiesa di San Vittorino inondata.
Per approfondire sulla Chiesa di San Vittorino
Abruzzo e Molise, Lonely Planet
Eremi d’Abruzzo. Guida ai luoghi di culto rupestri, di Edoardo Micati
Nostalgia, di Andrei Tarkovsky
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