Nel 1916, la Pasqua arriva tardi.
Dublino, 24 aprile 1916. Irlanda, dunque: un pezzo di terra celtica, che come il Galles ed altre terre celtiche, non vanno d’amore e d’accordo con la corona britannica.
Imperversa la Grande Guerra sul resto dell’Europa. Sotto il cielo d’Irlanda, che succede?
Un gruppo di nazionalisti della Fratellanza Repubblicana Irlandese (IRB) sceglie di colpire l’inglese invasore.
Suo è il motto England’s difficulty is Ireland’s opportunity, le difficoltà dell’Inghilterra sono delle opportunità per l’Irlanda.
Mentre circa 200.000 irlandesi lottano fianco a fianco agli inglesi contro i tedeschi, gli insurrezionisti gaelici trattano l’arrivo di un carico d’armi con l’impero tedesco.
La nave Aud arriverebbe a Pasqua con 20.000 fucili.
Il problema è che i britannici intercettano l’Aud prima che tocchi terra irlandese. Il capitano si arrende, le armi finiscono in mano inglese.
Ma la Fratellanza non si scoraggia. Fucili tedeschi o altrui, l’IRB si arma e il 24 aprile lancia l’attacco.
È Lunedì di Pasqua. Diversi punti di Dublino diventano i loro bersagli: la stazione di Westland Row, i mulini Bolands, l’Istituto Mendicity, le Poste Centrali, il forno Jacobs.
Pádraig Pearse, detto Patrick, leader dell’organizzazione dei Volontari Irlandesi, proclama alla folla dublinese:
In nome di Dio e delle generazioni scomparse dalle quali deriva la sua antica tradizione nazionale, l’Irlanda, per mezzo nostro, chiama i suoi figli sotto la sua bandiera.
Sostenuti dai nostri fratelli esiliati in America, dichiariamo che il diritto del popolo irlandese alla proprietà dell’Irlanda e all’autodeterminazione è imprescindibile.
Pearse è un poeta. Altri sono i poeti ed intellettuali che partecipano, ma anche borghesi, donne, operai, sindacalisti, professori.

Patrick Pearse
La principale battaglia si svolge a Dublino, dove gli insorti riescono a respingere gli assalti dei britannici, che hanno richiamato le truppe stazionate in diversi punti del paese.
Il 25 aprile, Pearse dichiara la Repubblica d’Irlanda e diffonde via radio il successo dell’insurrezione.
Piccolo problema: gli inglesi non se ne stanno a guardare. Il 26 aprile, Londra si affretta ad assicurare a tutte le cancellerie europee che la situazione è sotto controllo e gli insorti sono stati sconfitti.
Non è esattamente così: il 28 aprile, l’Inghilterra dichiara lo stato d’assedio in tutta l’isola.
Ora sì che i fuochi ribelli sono ridotti a pochi angoli della capitale: alcuni edifici sono ancora controllati dall’IRB, i venti rivoltosi si estendono ad ovest.
Ma in Irlanda continuano a sbarcare truppe inglesi. Il 29 aprile, gli inglesi estinguono ogni minima fiammella ribelle residua con la forza.
Le vittime sono circa 400, tra cui solo 100 sono militari. Più di 2.600 feriti. Pearse, autoproclamatosi primo ministro del governo provvisorio irlandese, è costretto a decretare la cessazione dei combattimenti. È resa incondizionata.
Pearse è costretto a fare i conti con la realtà.
Duemila erano gli effettivi che lottarono contro gli inglesi: l’eterogeneità del gruppo è prova del vasto sostegno al progetto indipendentista, in tutta la società.
Ma nessuno era particolarmente capace con le armi. La guerra è un mestiere diverso.
L’insurrezione viene fatta passare come un complotto tedesco per danneggiare la corona britannica.
Non finisce qui. Questo capitolo della guerra tra Irlanda e Inghilterra continua con la detenzione di 5.500 persone circa, di cui 90 finiranno al patibolo.
Un tal Edward de Valera si salverà dalla condanna a morte grazie alla sua cittadinanza americana, dimostrata alle autorità inglesi grazie al provvidenziale aiuto della madre.

Padre spagnolo, madre irlandese, nato negli USA: ecco Éamon de Valera, primo presidente della Repubblica d’irlanda.
Successivamente, cambierà il suo nome in Éamon e il 25 giugno 1959, diventa il primo presidente della Repubblica d’Irlanda.
In Irlanda, la Rivolta di Pasqua è considerata come uno delle pietre miliari della lotta per l’indipendenza nazionale.
Infervora l’animo degli irlandesi, fino a quel momento restii a menare le mani per ottenere quanto reclamano.
Una di quelle sconfitte che con il senno di poi, sono vittorie.
Scriverà William Butler Yeats, tradotto da Roberto Sanesi per Mondadori, nella sua poesia “Pasqua 1916”:
Ecco, lo scrivo in versi –
Mac Donagh e Mac Bride
con Connolly e Pearse
ora e nei tempi che verranno,
in ogni luogo in cui si indossi il verde,
sono mutati, mutati interamente:
una terribile bellezza è nata.
Bibliografia sulla Pasqua del 1916
Quaranta poesie, di William Butler Yeats
Per l’onore di Irlanda. L’insurrezione irlandese del 1916, di Paolo Giulisano
Qui Belfast. Storia contemporanea della guerra in Irlanda del Nord, di Silvia Calamati
Un giorno della mia vita. L’inferno del carcere e la tragedia dell’Irlanda in lotta, di Bobby Sands
“Una di quelle sconfitte che, con il senno di poi, diventano vittorie”. Brillante.
😀