Questa è la storia più strana in cui mi sia imbattuto. Stento a crederci ancora oggi, perché sono nato e cresciuto a poca distanza da queste montagne.
Il monte San Vicino è da anni nel mirino degli ufologi, nostrani ma non solo. Perché? Perché è uno dei luoghi delle Marche con la più alta densità di avvistamenti di rilievo.
Il 18 dicembre 2018, l’ennesimo avvistamento UFO a San Vicino. Siamo finalmente vicini a scoprire di cosa si tratti? Perché tutti questi fenomeni in quest’area? Cosa cercherebbero i presunti visitanti?
UFO a San Vicino: Il primo avvistamento conosciuto
Tutto iniziò il 22 aprile 1922, giorno in cui abbiamo il primo, e eclatante, evento degno di nota. A Poggio San Vicino, minuscolo comune in provincia di Macerata, molte persone assistettero intorno alle 15h00 al balletto di alcuni globi luminosi di colore rosso, durato alcuni minuti.
Uno dei testimoni fu il parroco del paese, che raccolse pure le impressioni dei compaesani. Don Emilio Ragni ritenne opportuno farne partecipe il suo diretto superiore, il Vescovo di San Severino, monsignor Adamo Borghini.
Si ignora come si siano svolte esattamente le comunicazioni: da indagini successive di un ufologo locale (che vuole restare anonimo) che indagò negli anni ’70, in Curia non c’era traccia di missive di alcun tipo.
Trovò solo una copia nell’archivio personale del prete, in cui si riportava in dettaglio l’avvistamento:
(…) Vedonsi varii globi di colore carminio, dondolare al di sopra della costa della Volpe, come ballando, i contadini presenti confermano. Antonio Raggi, Maria Ercolani, Arduino Balducci, Giovanni Ragni e moglie; …dopo alcuni minuti, i globi scompaiono.
Non volati, né caduti. Sono come evaporati. Mi sono inginocchiato e ho recitato il Santo Rosario. I contadini si sono uniti poco dopo. Altri paesani sono accorsi a chiedere conferma. I Raggi tornati a Ficano a avvisare l’altri.
I più pensavano che i fochi rossi fossero frutto del demonio, al che Domenico Fabrianesi, detto Richetto, disse che anche ai tre pastorelli di Lourdes la Vergine era apparsa in globi di luce… Dopo lunghi parlamenti un gruppo era finalmente deciso ad andare sulla costa, dove erano apparsi. Io ero spaurito.
Prima che abbrunisse, li ho benedetti, li ho donati il crocefisso più grande che c’era in Sacristia, e sono partiti. Poco dopo, ci sono andato pure io, in colpa per aver abbandonato il gregge affidatomi dal Padreterno (Gesù, perdona la mia esitazione).
Paesaggio primaverile intorno a Poggio San Vicino.
Sul posto non c’era niente. La terra, le piante, le rocce, tutto normale. Dopo alcuni minuti, Aroldo Buschi ha detto di sentire profumo di erba invidia. Manifesto i miei dubbi: non è piovuto, non è stato caldo ancora e principalmente, non è questa terra coltivata.
Dopo un quarto d’ora, tutti gli astanti odoravano l’erba invidia. Io, non ebbi a percepire alcuno. Tornammo tutti in paese, convinti che il Santissimo c’avesse toccato, in qualche modo. +
Ci furono canti e preghiere quella sera a Ficano e tutte le seicento anime che dimorano qui vi parteciparono.
La testimonianza di don Emilio è fe-no-me-na-le: oltre all’avvistamento in sé, per la interessantissima reazione dei popolani.
E qui l’ufologia si mescola alla storia della Chiesa, che a volte con presunti miracoli, altre con scandali terrenali, riesce sempre ad attirare il nostro interesse.
UFO a San Vicino: La testimonianza del parroco
Analizziamo meglio il resoconto del buon don Emilio.
Ficano è il nome che fino al 1927 ebbe Poggio San Vicino, prima che un Regio Decreto ne cambiasse il nome il 6 febbraio. L’erba invidia è il nome che da sempre ha in questa zona la Stachys recta, pianta spontanea delle Labiate con fiore bianco a calice alta 20-30 cm.
Avvertire dei profumi in occasione di – presunte – manifestazioni soprannaturali è piuttosto comune.
Da dove viene lo scetticismo del prete scrivente? Dal fatto che la Stachys recta è una pianta tipica dell’estate, che può crescere nelle radure boschive d’estate ma è ancora più comune nei campi recentemente trebbiati.
Il luogo dell’avvistamento è arido e sassoso, ed è ancora aprile, che a queste altezze e latitudini non è esattamente un mese afoso. Il fatto che tra mille possibili odori, il Buschi e gli altri paesani notassero quello dell’erba invidia, non è poi sorprendente.
I decotti di erba invidia erano usati, in gran parte delle Marche antiche, per rompere il malocchio. Si riscontravano simili pratiche in tutto il centro Italia.

Le infiorescenze della cosiddetta erba invidia.
Ma la storia ci riserva un ulteriore enigma. Dov’è finita la lettera originale del Parroco?
È sparita.
Dagli anni ’60, da quando l’ufologo che tiene a conservare l’anonimato l’ha copiata, non se ne ha più traccia. Tornando all’ambito ufologico, il fenomeno è certamente peculiare. In quasi tutti gli avvistamenti, sono una pluralità di soggetti quelli che ne sono testimoni: da diverse angolazioni, luoghi, sotto diverse condizioni di luce.
Nel caso di Poggio San Vicino, i paesani di questo piccolo comune sembrano esserne gli unici testimoni.
È bene ricordare che queste sono contrade sì di montagna, ma negli anni pre-guerra erano abitate da molta più gente di quanta ce ne sia oggi. Gente che, beninteso, svolgendo lavori agricoli passava molto più tempo all’aria aperta di quanto non facciano i residenti contemporanei.
Tra le due Guerre Mondiali, la popolazione di Ficano oscillò tra le 600 e le 700 unità, contro le 242 dell’ultimo rilevamento (dati di marzo del 2018).
L’ufologo racconta che il prete che succedette a don Emilio Ragni, trovò numerosi trattati scientifici, soprattutto di geologia e botanica nello suo studio, con abbondanti sottolineature ed annotazioni posteriori all’evento del 22 aprile 1922.
Analizzandoli, l’impressione che ne ha ricavato è quella di un interessamento repentino a tali scienze, di cui fino a quel momento non sapeva quasi niente, e di un apprendimento accelerato nei mesi ed anni successivi.
Verrebbe da pensare che il curato di campagna cercasse di fare luce sull’inspiegabile tramite i mezzi della scienza, almeno alla pari di quelli della fede.
Peraltro, l’evento aveva cambiato il popolo ficano.
UFO a San Vicino: Le reazioni dei paesani
Sembra che i contadini del posto avessero insistito affinché il prete intercedesse presso il vescovo, per fare costruire una cappellina nel luogo dell’avvistamento. Don Emilio si sarebbe opposto, perché non sapevano in realtà di cosa si trattasse.
Alcuni paesani volevano almeno erigere una statua.
La prudenza del prete non faceva che incoraggiare l’intraprendenza dei montanari. Alcuni avrebbero voluto una effigie della Madonna, altri un Crocefisso, un terzo gruppo il patrono del paese e infine un altro paesano, il cui nome non ci è pervenuto ma di soprannome Nannino, una statuetta di San Romualdo.
Secondo questi ultimi, per ragioni di prossimità con il vicino complesso abbaziale di Valdicastro, non poteva non essere stato lui.

Il monte San Vicino nello sfondo. In queste zone, sono stati frequenti negli anni gli avvistamenti di UFO.
Le informazioni si fanno frammentarie. Don Emilio avrebbe frequentemente cercato un confronto con monsignor Borghini, nel corso del 1922 e del 1923.
Alla fine, a novembre 1924, il vescovo gli concede un’udienza.
In curia lo consideravano ormai un piantagrane che aveva perso la ragione. Sorprende che le gerarchie ecclesiastiche, normalmente così astute e lungimiranti, non abbiano neppure pensato di informarsi un minimo sulla cosa, o così sembrerebbe, dalle nozioni che abbiamo a disposizione.
Comunque, all’udienza, Don Emilio accudirebbe con una mole di dati. Cosa si siano detti, non si sa, ma sembra che nello spazio di una mezzora il Vescovo sia passato dal tedio di perder tempo con un pretuccio di periferia a prenderlo terribilmente sul serio.
E non solo lui: pochi mesi dopo, si recherà a Poggio San Vicino un giovane e promettente gesuita belga. Un tal Georges Lemaître.
UFO a San Vicino: Entrano in campo i gesuiti
Suona familiare? Sì, proprio lui: colui che per primo concepì l’idea del Big Bang come origine dell’universo.

Il famosissimo gesuita Georges Lemaître
Fermiamoci un attimo e riprendiamo il fiato: cosa cavolo andava a fare una delle menti più brillanti di sempre, a Poggio San Vicino?
Lemaître era sul punto di tornare in Belgio dagli Stati Uniti, dove aveva appena concluso il suo secondo dottorato, al prestigioso Massachussets Institute of Technology di Boston.
Un telegramma dellaSanta Sede deve averlo raggiunto su suolo americano e deviato verso le Marche: l’impressione generale che il volgo ha della Chiesa Romana, è quella di una forza oscurantista, nemica giurata della scienza. C’è una parte di verità, ma non rappresenta la complessità delle relazioni tra la fede cattolica e il progresso.
Da secoli, la Santa Sede investiva nelle scienze. L’Osservatorio della Specola ne è un esempio.
Si manteneva attenta alle nuove scoperte e buona parte del suo clero si dedicava alle scienze almeno con la medesima devozione con cui altrettanto clero si dedicava alla salvezza delle anime. Ma Lemaître era già un peso massimo della nascente disciplina dell’astrofisica: a mandarlo alle pendici del monte San Vicino, probabilmente, fu necessario nientemeno di un ordine firmato direttamente dal Papa, o per lo meno dal Preposito Generale dei Gesuiti, in quegli anni Włodzimierz Ledóchowski.
La sua missione è avvolta in un alone di segretezza.
L’ufologo anonimo riporta: si sa pochissimo sull’avvistamento del 1922 ma non ho avuto l’impressione di sbattere contro un muro di gomma. L’arrivo di Lemaître invece… è come se fosse stato una questione di Stato. Riserbo assoluto, archivi vuoti. Resta da giocare la carta degli Archivi Segreti vaticani.
Già, come fosse facile accedervi.
Il muro di gomma
Per una decina d’anni, i paesani porteranno fiori sul luogo dell’avvistamento, aspettando fiduciosi una delibera vescovile per una statua, una chiesupola, un omaggio di qualche tipo. Poi, poco a poco, si smise di parlarne e di frequentare la zona; poi, arrivarono annate pessime, dal punto di vista del clima e dei raccolti.
Gli uomini iniziarono a recarsi a Roma d’inverno per lavorare come manovali nelle campagne nei mesi più freddi; qualche anno in più, e le preoccupazioni sarebbe state ben altre, e dunque finì per scivolare tutto in uno dei mille crepacci della Storia.
Cosa fosse venuto a fare Lemaître, il fisico del Big Bang, a Poggio San Vicino resta un mistero.
L’ufologo anonimo invece, preferisce non rivelare la sua identità perché riveste ad oggi un ruolo pubblico, che gli ha permesso peraltro di accedere ad archivi e personalità coinvolte con il caso. Dato che ogni tanto da quei paraggi di luci rosse se ne vedono ancora (due nel 2018), non ci resta da sperare che il nostro investigatore in incognito possa fornirci ulteriori ragguagli.
E per ora, occhi fissi sul San Vicino.
Marche da leggere
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