Per tre giorni, nel giugno del 1881, la violenza xenofoba ai danni degli immigrati italiani metterà a ferro e fuoco la città di Marsiglia, uccidendo tre persone e ferendone ventitré.
L’hanno chiamato pogrom degli italiani, l’hanno nominato Caccia agli Italiani, lo hanno definito I Vespri Marsigliesi.
Insomma, gli hanno affibbiato un mucchio di etichette. Come diavolo può essere successo? Cosa l’ha scatenato?
Per capirlo, dobbiamo approfondire la storia della città e il rapporto tra l’Italia e i cugini d’oltralpe, alla fine del diciannovesimo secolo.
E capire l’evento è proprio necessario, in questi giorni convulsi.
Il brodo di coltura dei Vespri Marsigliesi
Un flusso di manovali, banchieri, intellettuali, nobili e contadini spiantati dall’Italia alla Francia, c’è sempre stato. Dal Medioevo in poi, ne abbiamo abbondanti esempi.
Ma il fenomeno di massa inizia dopo.
Dalla seconda metà dell’800 a più o meno il 1960, gli italiani sono la prima comunità straniera in Francia.
Anche scontando i 150.000 che dovettero tornare in Italia richiamati dal Ministero della Guerra nel 1915, gli italiani sono i più.
Anche patendo l’effetto della chiusura delle frontiere di Mussolini del 1927, continuano ad essere i più numerosi.
Sono i primi ad arrivare, quando a causa della crescita economica, nuove braccia si rendono necessarie nelle miniere, nei porti, nelle industrie.
La Provenza e in particolar modo Marsiglia, non sono eccezioni.
Ad inizio degli anni ’80 dell’800, è una città di 360.000 abitanti, dei quali 57.900 sono italiani: rappresentano il 16% della popolazione.
Trent’anni prima, con 16.000 unità, erano l’8% della popolazione.

Popolazione italiana a Marsiglia per sesso e professione, 1880
Come si vede, si tratta per la stragrande maggioranza di operai, che lavorano saltuariamente per pochi spiccioli.
Sono arrivati qui per migliorare le loro condizioni economiche, ed incluso quei lavoretti precari che trovano sembrano loro un lusso, in comparazione alla miseria dell’Italia post-unitaria.
Scrive il politico ed intellettuale Benoît Malon nel 1881 su Le Citoyen de Paris:
L’italiano e soprattutto il piemontese lavora in generale per un salario inferiore di un terzo di quello degli operai francesi.
Ma le loro condizioni miserabili, oggi come nel XIX secolo, suscitano timore ed odio.
Quando possono lavorare, lo fanno sodo e con orari impossibili: competono con i locali nel mercato del lavoro.
Alcuni degli italiani sono anarchici o gente che ha problemi con la giustizia italiana: la ciliegina sulla torta.
Ma non c’era da rilassarsi troppo nemmeno con l’italiano perbene, a quanto pare.
I francesi erano inorriditi dal vizio, che sembra generale a tutti gli angoli della penisola, di andare in giro con un coltello, di cui sono pronti a farne uso non appena gli animi si surriscaldano.
Molti italiani si accoltellano tra di loro dopo un bicchiere di troppo: secondo le cronache dell’epoca, gli ospedali erano abituati a tali scene. Ma se Marsiglia era un vespaio, il resto della Francia non era un oasi di pace, sebbene per altre ragioni.
È un’epoca di forti nazionalismi e di frizioni coloniali tra le potenze europee.
L’Italia è tolta di mezzo in Tunisia, allorché con il Trattato del Bardo, il 12 maggio 1881, si proclama il Protettorato francese sul paese nordafricano.
È quello che in Italia è noto anche come Schiaffo di Tunisi: e come tutte le volte in cui volano le sventole, il clima tra i due contendenti è incandescente.

Cartolina con degli immigrati italiani di fronte alla stazione di Modane, in Provenza.
Gli immigrati italiani in Tunisia sono sul punto di far scoppiare il finimondo, ma quando vedono che possono diventare cittadini francesi e continuare sostanzialmente a vivere come prima, col passar del tempo rientrano nei ranghi.
L’Italia, per un po’, non esclude un intervento militare in Africa, ma alla fine accantona l’idea.
Il Primo Ministro, il pavese Benedetto Cairoli, viene fatto a pezzetti dalla stampa.
Nel frattempo, le truppe francesi rientrano dalla Tunisia.
Venerdì 17 giugno, anno 1881. Gli abbronzati soldati di ritorno dalla campagna africana, sfilano per le vie della cité phocéenne. Dall’immensa folla, grida di giubilo e lanci di fiori.
Ma qui, tra un Vive la France e l’altro, c’è anche un gruppo di italiani che invece… fischia.
Riuniti sul terrazzo del Club Nazionale Italiano (che non aveva esposto il tricolore francese), alcuni gentiluomini pensano bene di manifestare il loro dissenso, secondo fonti francesi.
È l’inizio di una caccia, che durerà fino a lunedì 20 giugno: tre morti e ventitré feriti dopo, l’esercito interviene e riporta la calma.
Il teatro della maggior parte degli sconti è la zona del Vecchio Porto, una delle zone oggi più alla moda di Marsiglia: alle 17h00 di quel venerdì, la brigata del generale Vincendon sbarca al molo della Joliette.
Fa un giro per le vie del centro, tra le risate e i cori estatici della popolazione. Bandiere dappertutto, fino a che la cosa prende una pessima piega.
Cronaca dei Vespri Marsigliesi: venerdì 17 giugno 1881
Verso le 17h30, la sfilata militare arriva al Porto Vecchio.
Qui, in posizione privilegiata, al primo piano di un bell’edificio che da sul porto, c’è il Centro Nazionale Italiano, che è un club di personalità influenti in città ma privo di vincoli con la diplomazia italiana.

Il Vecchio Porto di Marsiglia oggi. La croce rossa indica il punto in cui all’epoca c’era il Centro Italiano.
Tra la folla, alcuni francesi credono di udire fischi provenire da lì. Nel balcone del club, nessuna bandiera francese: solo lo scudo del Centro.
Lì per lì la cosa sembra passare. Ma poco dopo, il prefetto Poubelle è costretto a precipitarsi sul luogo perché, tra la folla francese, tira aria di linciaggio.
La polizia tiene a bada i francesi inferociti durante due ore e il prefetto cerca di farli ragionare, ma non c’è verso.
Secondo uno dei commissari di polizia presenti, sarebbero circa 10.000 i facinorosi. Gridano contro gli italiani: sono in Francia e devono esporre la bandiera francese, non il loro stemma italiano.
D’improvviso, due personaggi legati al Municipio di Marsiglia riescono ad entrare nell’edificio, chiudono rapidamente la porta dietro di loro, entrano nel Centro Nazionale Italiano dove non trovano nessuno.
Astutamente, anche se contro i voleri del prefetto, rimuovono lo stemma e se ne vanno.
Nel frattempo, arrivano i militari a dare supporto ai gendarmi. Ma la rabbia sembra smontarsi come la spuma, ora.
Presidiano il centro città fino a tardi, tuttavia. E durante la notte, si intravede quello che succederà nei giorni successivi.
Qualche sfaccendato che strilla davanti al Consolato italiano; quattro giovani furfanti che vilipendono la bandiera italiana, uno di loro di padre italiano.
Piccoli incidenti durante le ore piccole, ma la tensione aumenta non fa che aumentare.
Cronaca dei Vespri Marsigliesi: sabato 18 giugno 1881
Il prefetto fa rimuovere l’asta dal balcone del Centro Nazionale Italiano, dalla quale la bandiera sarebbe dovuta pendere.
Tutti i giornali ne parlano. Il commissariato del 6to arrondissement convoca numerosi testimoni: contributi molto confusi.
Emerge una tendenza ad incolpare gli italiani, ma non ci sono dettagli, le descrizioni dei fatti sono fumose.
Ma nel frattempo, escono allo scoperto i fantomatici italiani presenti nel Club durante la sfilata: sono quattro uomini d’affari italiani ed un francese.

Italiani ammucchiati alla Stazione di Saint-Lazare
Fanno avere al prefetto una loro lettera, in cui testimoniano d’esser stati i destinatari dei fischi da parte di alcuni della folla, presumibilmente per non aver esposto la bandiera francese.
Timorosi delle possibili conseguenze, hanno lasciato di fretta e furia il Centro: il commissariato, allora, riconvoca 5 dei 14 testimoni precedentemente consultati.
Adesso, uno tace, mentre gli altri 4 dicono di aver udito gridare la bandiera! La bandiera!, poi dei fischi che era sembrato loro venire dalla folla.
Beh, che dire. Il quadro è un po’ più chiaro. Risolto?
No.
Nel commissariato lavorano, ma per le vie della città, la situazione è tesa. Dall’alba, gruppi di giovani furfanti marsigliesi, il cui numero è difficile da stabilire, prendono di mira chiunque sembri italiano.
Per tutta la città, si ha notizie di pietrate, calci e pugni contro gli italiani.
Questi si salvano solo per gli interventi provvidenziali di qualche coraggioso francese, o delle forze dell’ordine.
In mattinata, circa 350 energumeni si radunano davanti casa del console italiano.
La polizia li disperde, ma questi fanno solo finta di dileguarsi. Gli incidenti in giro continuano, fino a che si conclude la giornata, con le truppe sono in stato d’allerta e i nodi centrali di Marsiglia occupati militarmente a tutti gli effetti.
Cronaca dei Vespri Marsigliesi: domenica 19 giugno 1881
L’impressionante spiegamento militare sembra essere efficace. La mattina e il pomeriggio di questa domenica di inizio estate, sembrano tranquilli.
Sembrano.
Siamo sulla Rue Neuve Saint-Catherine, giusto un chilometro a sud del Vecchio Porto.
All’incirca alle 18h00, un gruppo di 15-20 italiani armati di pistole e coltelli, decidono di vendicarsi degli attacchi ai danni dei loro connazionali dei giorni precedenti.
Nel giro di due ore, accoltellano e sparano a civili e militari.
Prima di rinchiudersi in un edificio in cui abitavano altri italiani, hanno ucciso due persone e ferite un numero imprecisato, di cui alcune gravemente.
Macabra ironia: le due vittime sono francesi, ma uno dei morti è d’origine spagnola e l’altro… italiana.
La notizia si spande per tutta Marsiglia. E adesso, a dar la caccia agli italiani non ci sono più solo i farabutti da osteria portuaria: anche la gente decente s’inferocisce.
D’improvviso, il francese e l’italiano che si trovano faccia a faccia, non sanno come regolarsi: se l’uno percepisce nell’altro la voglia di tirar fuori un’arma, lo fa per primo.
L’antica regola chi picchia per primo, picchia due volte s’impone, quando pensi di essere in pericolo.
Fantozzi, un poveraccio che sbarcava il lunario come falegname, viene aggredito da una cinquantina d’individui: una bastonata sulla testa, e passa a miglior vita.
Alle 22h30, il prefetto ordina la chiusura di tutti i luoghi pubblici. Le truppe presidiano ogni zona strategica di Marsiglia.

Marsiglia, Rue Noailles, in pieno centro, via incandescente durante i Vespri Marsigliesi
Di incidenti, continuano ad essercene ovunque, ma è in centro che ce ne sono di più.
È scesa ormai la notte su una Marsiglia insonne, che non riesce a capacitarsi del sospetto e dell’odio che sembrano essersi impossessati dell’aria che uno respira.
Cronaca dei Vespri Marsigliesi: lunedì 20 giugno 1881
Militari o non militari a pattugliare in giro, le botte da orbi non si fermano durante tutto il giorno: i bar devono chiudere alle 21h00 e i soldati, grazie alla persuasione della baionetta, sgomberano le vie principali.
A notte ormai, arrivano di rinforzo i due squadroni di dragoni che il prefetto Poubelle aveva richiesto.
Cronaca dei Vespri Marsigliesi: i giorni successivi
Il 21 giugno non si registrano grossi incidenti, ed il 22 ancora meno.
L’emergenza sembra ormai essere rientrata, ma continua la sorveglianza speciale dei luoghi dove normalmente si concentrerebbero francesi ed italiani, fino al 28 giugno.
Il 23, la città seppellisce i morti del 19 giugno, alle 7h00 del mattino.
Meglio seguire con la prudenza.
Un’immensa massa di gente, sommersa in un assordante silenzio, partecipa ai funerali. Da quel momento, un buon numero di italiani fa i bagagli.
Secondo alcune fonti, sono più di 600 quelli che richiedono un permesso gratuito d’imbarco per Napoli, Livorno e Genova.
Secondo le stesse fonti, gran parte di loro era arrivata nelle ultime due settimane in cerca di lavoro. Per la serie: mammia mia sono perseguitato dalla fortuna…
Alcuni storici tuttavia, ridimensioneranno le cifre di quest’esodo: sono questi infatti i giorni in cui tradizionalmente molti immigrati tornano in Italia per lavorare nei campi, durante l’estate.
Il Tribunale Correzionale ha il suo bel lavoro nei giorni successivi ai fatti. I processati sono:
- 45 francesi
- 175 italiani
Le vittime sono:
- 3 morti, di cui un italiano;
- 21 feriti, di cui 15 italiani, dei quali uno ferito gravemente.
La vita riprenderà.
Arriva il 14 luglio: nella Tunisia francese il Bey dà un ricevimento che secondo la stampa (francese) è un successone. L’unica seccatura di Tunisi sono gli italiani, il cui malcontento non tarderà a scemare.
Ma il giorno della Festa della Republique, sulle mura delle case dei francesi, gli italiani si sfogano scrivendo
Morte al popolo oppressore delle genti deboli! Abbasso la Francia! Viva l’Italia! Viva i Vespri Siciliani!
Il prefetto di Marsiglia, in una lettera al Ministro degli Interni del 5 agosto 1881, concluderà che secondo lui, i fischi erano venuti della folla, e non di quanti radunati al Circolo Nazionale Italiano.
Il procuratore generale Bessat, nella sua inchiesta consegnata poi al Ministro della Giustizia, andrà oltre: a suo avviso,
i poliziotti erano pochi e male organizzati. La leggerezza con cui avevano trattato i facinorosi del 18 giugno, era stata la causa scatenante della vendetta del giorno dopo.
Gli storici sottolineeranno pure l’esistenza di un malcontento sociale, di una gioventù spiantata che nella Marsiglia della seconda metà dell’800 ruba, rompe e distrugge impunemente.

Marsiglia, Rue Canebiere, altra strada con molti incidenti durante i Vespri Marsigliesi
C’è invece grande disparità d’opinione su quanto abbia, in tutto ciò, contato la differenza di salario dell’operaio italiano rispetto a quello francese.
Non viene registrato nessun incidente nelle altre città francesi con forti minoranze italiane.
Reazioni in Italia
Il governo italiano reagisce tutto sommato sobriamente.
Non così la stampa, che invece dipinge l’evento come un’efferata carneficina. Una delle poche eccezioni è il quotidiano La Perseveranza di Ruggero Bonghi, che pubblica il 28 giugno 1881:
Non sarebbe meglio… sforzarci di portare l’Italia al livello di potenza della Francia? Ciò chiaramente richiede più fatica che percorrere le strade di una città al fresco della sera e gridare contro la Francia.
Nel resto dei rotocalchi, le fake news spopolano.
Si parla di 20 morti, 220 feriti, migliaia di esuli italiani, il console italiano fatto secco. Il paragone con il Massacro della Notte di San Bartolomeo è frequente.
Tanta sovreccitazione mediatica si riverbera nelle strade per alcuni giorni: a Genova, Firenze, Roma, Torino, Palermo.
Le polizie mantengono le proteste sotto controllo, e alla fine l’indignazione si dilegua. Non ci saranno incidenti noti.
Ragionando sulle cause
È difficile trovare materiale sui Vespri Marsigliesi, in parte perché di lì a poco tempo, nella stessa Francia e nella stessa zona, ci saranno ulteriori sommosse contro gli italiani che prenderanno una piega pure peggiore.
È anche difficile identificare con precisione il peso di ogni fattore, in un fenomeno come questo.
Non è stata la prima volta, né purtroppo sarà l’ultima. Ricordo una frase, sentita anni fa:
Nei boschi estivi come nelle società, quando il clima è rovente, basta una scintilla.
Per approfondire
Storia della Francia nell’Ottocento, di Bariot, Chaline e Encrevé: un saggio storico scritto a sei mani. Inquadra molto bene il clima francese dell’800.
Bagatouni, di Valère Bernard: romanzo del 1894, molto ben scritto, che descrive bene la presenza italiana nella Marsiglia dell’epoca.
Marsiglia. Ritratto di una città, di David Crackanthorpe: una bella biografia di una delle più rappresentative città del Mediterraneo.
Comprende la fine dell’800, ma è amplissimo respiro, dalla fondazione greca ai nostri giorni. L’immigrazione, come si può capire leggendolo, è una dei caratteri definitori di Marsiglia.
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Se hai trovato interessante questo post sui Vespri Marsigliesi, condividilo. È il frutto di tre settimane di ricerche su fonti italiane e francesi.
Grazie d’aver letto.
Pietro
Bella storia, bel contributo.
Grazie Pietro.
Argomento ben trattato
Bravo!
Grazie Claudia!
Trovato per caso, con un motore di ricerca, dopo che in un blog, commentando quanto successo a Minneapolis il 25 maggio 2020, la discussione ha preso una certa piega e un utente ha citato l’episodio del “Vespri Marsigliesi”, di cui non avevo mai sentito parlare.
Ottimo post. Complimenti sinceri.
Ciao Claudio,
È in effetti il risultato di un bel po’ di sforzo di ricerca. Se vuoi continuare sul filone, ti consiglio l’episodio detto “Massacro di Aigues-Mortes”, del 1893: prima o poi ne scriverò anch’io.
Grazie per esserti preso il tempo di leggere il post.